Il Salotto di Milano e Maurizio Gabbana L’insostenibile bellezza del quotidiano | 16 GIUGNO

Il Salotto di Milano e Maurizio Gabbana
L’insostenibile bellezza del quotidiano

Il Salotto di Milano presenta la “metafisica futurista” di Maurizio Gabbana.

Una rappresentazione del reale che ha profonditàinconscia ma al contempo è veloce, segue il “panta rei” che si srotola davanti a noi ogni istante lasciando tutto in evoluzione, nulla immutato.

Maurizio Gabbana fotografa il reale portando in un’immagine piani diversi, livelli diversi, con l’incisività potente del bianco e del nero. E con la potenza eterna della luce.

E il Salotto, come sempre attento al mondo dell’arte nel suo scouting incessante di talenti, gli dedica una personale dal 16 giugno al 30 luglio 2019, “Con la luce negli occhi”.

Chiamare Maurizio Gabbana fotografo è riduttivo. Qui c’è di più: se la fotografia stigmatizza, fissa un momento preciso, le sue lo colgono mentre già sta evolvendo.

Autodidatta, istintivo, Maurizio gira per le città guardando in alto. Si lascia “attraversare” dalla quotidianità.Alberi, nuvole, palazzi, prospettive, frammenti di materia catturati con il terzo occhio: quello dell’otturatore e quello che alberga fra i due occhi umani, legato alla capacità di vedere oltre le comuni percezioni dei sensi.

Il Salotto di Milano è quindi la tappa 2019 di un’antologica che ha toccato 15 città.

Maurizio realizza le sue immagini meta-dinamiche senza Photoshop, senza alcuna post produzione. Tutto viene creato sul momento, utilizzando la tecnica della multi-esposizione e cambiando l’inclinazione della macchina fotografica.

Predilige le architetture cittadine perché rappresentano la grandezza inconsapevole dell’uomo.

E torna sui luoghi per rappresentarli nel mutare delle stagioni, delle luci. Perché è la luce il suo viatico.  L’ispirazione delle sue immagini sono i grandi pittori classici, non i manuali di fotografia.

Lo facevano anche Caravaggio, Rembrandt, Tiepolo. Arrivavano a un’osservazione silente del reale, creavano il vuoto dentro sé spogliandosi di ogni pensiero  per essere osservatori limpidi Solo così riuscivano a dare una visione poledrica delle cose. Una visione che va oltre quella comune”.

Non a caso GianRuggero Manzoni lo ha messo in relazione con Jung, per la capacità di accostare il colore dell’inconscio, il nero, al bianco innocente dell’immaginario collettivo. Due opposti che da sempre i grandi come Cartier Bresson, come Berengo Gardin, usano per forgiare il reale attraverso la fotografia.

Nel 2000, lo Storico dell’Arte e professore all’accademia di Brera Rolando Bellini definisce la sua modalità espressiva come “Dynamica Spazio Temporale”, sottolineando il valore dei suoi scorci metafisici, soprattutto notturni.

Una sua opera di metri 3 x 4, dal 2013 è installata nella hall della sede PWC – Il Sole 24 Ore di Milano. Ha esposto a Milano, Roma, Firenze, Torino, Salerno, Bari, Mantova e ha partecipato a più Biennali tra cui, nel 2015, quella di Venezia e nel 2018 Mosca; alla Expo di Milano riceve un riconoscimento dal Padiglione Guatemala. All’estero ha esposto a Basel, Lugano e nel 2018 a Mosca. Nel dicembre 2017 pubblica una sua monografia edita da Skira dal titolo “Con la Luce negli Occhi” che viene attualmente presentata in diverse città italiane. Innumerevoli sono i Critici d’Arte che hanno scritto su di lui in Italia e all’Estero. È un attento divulgatore della materia fotografica e dell’Arte in generale attraverso corsi riservati agli studenti di vari Istituti scolastici”.

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